domenica 18 aprile 2010

FILLER DI ACIDO IALURONICO E RUGHE DELL'ETA'










Il filler (dall'inglese to fill: riempire) di acido ialuronico viene iniettato nelle rughe con azione riempitiva. L'acido ialuronico è presente naturalmente nella nostra pelle, della quale e’ un costituente fondamentale per l'idratazione cutanea ed il turgore del viso. Con l'età tuttavia la quantità di acido ialuronico diminuisce causando disidratazione, rughe e solchi.
Si possono trattare le rughe che dal naso scendono verso la bocca (rughe naso-geniene) e e quelle che dall'angolo delle labbra scendono verso il mento. Viene anche molto utilizzato per rimodellare il contorno delle labbra che con l'età diventa via via più sottile o per aumentarne il volume.
La durata dell’effetto varia da persona a persona ma ci si può aspettare che i suoi effetti perdurino circa 6-8 mesi.




BOTULINO

Il botulino è utilizzato per eliminare le cosiddette rughe d'espressione, inestetiche rughe del viso, causate dalla contrazione dei muscoli mimici, che si formano tra le sopracciglia, dove danno un aspetto corrucciato, di chi è sotto stress, stanco o pensieroso, sulla fronte ed intorno agli occhi ( le cosidette “zampe di gallina” ). Il rilassamento selettivo di questi muscoli con la tossina botulinica permette di attenuare queste rughe in modo sicuro e reversibile, donando un aspetto più sereno e rilassato.
Il trattamento delle rughe della parte superiore del viso (rughe glabellari, frontali e perioculari) è ormai altamente codificato e standardizzato in tutto il mondo e i risultati sono molto soddisfacenti.
La popolarità, dovuta all'alto tasso di successi ed alla velocità di esecuzione, ha portato il botulino ad essere la procedura medico-estetica maggiormente richiesta.
Questa tecnica ha inoltre il pregio di poter essere associata senza nessun problema o controindicazioni ad altri trattamenti dermoplastici come il peeling chimico e i filler riassorbibili.




venerdì 2 aprile 2010

MELASMA







Il melasma o cloasma è un’iperpigmentazione acquisita che insorge, in soggetti predisposti, nelle aree fotoesposte.
Alla base dell’insorgenza del melasma vi è una predisposizione genetica, su cui intervengono i due fattori causali più importanti: l’esposizione solare e gli ormoni femminili. E’ infatti di frequente riscontro nelle donne in gravidanza (melasma gravidico) e che assumono contraccettivi orali e che si espongono al sole. Per un meccanismo non del tutto noto, ciò che determina la comparsa del melasma è l’esposizione solare in concomitanza a questi fattori ormonali. I raggi ultravioletti, infatti, provocherebbero un’alterazione delle membrane cellulari a cui seguirebbe una stimolazione dei melanociti a produrre in elevata quantità la melanina, che è il pigmento della nostra pelle. Altre cause di melasma sono alcuni farmaci fotosensibilizzanti, disfunzioni ovariche e tiroidee ed alcuni prodotti cosmetici, sempre in correlazione all’esposizione solare.
Il melasma è più frequente nelle persone con carnagione scura e in quelle che, pur avendo una carnagione più chiara, si espongono molto al sole. Nel 90% dei casi tale patologia si riscontra nella donna in età fertile; negli uomini è più rara ed è legata alle stesse cause.
Da un punto di vista clinico, il melasma è caratterizzato dalla graduale e progressiva comparsa di una iperpigmentazione caraterizzata da macchie marroni o nere. Se le macchie sono più chiare significa che l’eccesso di pigmento melanico si trova più in superficie, a livello epidermico. Se invece le macchie sono scure, quasi nere, vuol dire che la melanina si è accumulata più in profondità nella pelle, a livello dermico. Questa distinzione è importante per le eventuali possibilità di trattamento. La sede più colpita è il viso a livello degli zigomi, della fronte e del mento.
Trattare il melasma è molto difficile. Esso tende infatti a recidivare spesso anche con il solo stimolo della luce visibile e talvolta può ricomparire anche per alcuni anni dopo il parto o la cessazione della pillola.
I trattamenti a disposizione per diminuire la pigmentazione e ridurre le recidive del melasma sono i peeling e le creme schiarenti ed esfolianti. L’obiettivo della terapia infatti è quello da un lato di ridurre la produzione di melanina e dall’altro quello di aumentare l’esfoliazione della pelle. Il peeling ha prevalentemente un’azione esfoliante. Le creme possono avere un’azione esfoliante o di inibizione della produzione della melanina. Spesso si utilizzano delle combinazioni di 2 o tre sostanze cosi da ottenere una crema schiarente che abbia entrambe le funzioni. Queste creme si possono associare ai peeling.
Come ricordavo all’inizio, l’accumulo di melanina può essere superficiale, epidermico, oppure profondo, dermico. Nel primo caso le terapie effettuate daranno buoni risultati, anche se non immediati. Nel secondo caso invece le cure sono quasi sempre inefficaci. In ogni caso le persone con melasma dovranno astenersi completamente dall’esposizione solare e dovranno applicare delle creme di fotoprotezione massima nelle aree interessate.

giovedì 11 marzo 2010

ROSACEA FACCIALE




ROSACEA

La rosacea è una dermatosi facciale benigna in cui sono presenti, in modo variabile, i seguenti sintomi: eritema e teleangectasie della regione centrale del volto, papule, pustole, edema del viso ed iperplasia delle ghiandole sebacee, raramete si osserva un coinvolgimento oculare.
E’ un’affezione molto frequente e ciò che spinge il soggetto alla visita specialistica è l’aspetto estetico ed il pregiudizio sociale che gli occhi arrossati ed il naso “rubicondo” siano sinonimi di etilismo.
La causa dell’insorgenza della rosacea non è nota. Alcuni studi evidenziano la presenza di un’ alterazione vaso-motoria. Altri autori hanno dimostrato una significativa associazione tra rosacea e gastrite da Helicobacter Pylori. L’etio-patogenesi rimane ancora, tuttavia, sconosciuta. I fattori scatenanti e peggiorativi comprendono: la fase post-prandiale, emozioni, sbalzi di temperatura soprattutto dal freddo al caldo, ingestione di cibi piccanti, piatti e bevande calde, assunzione di alcolici. Tutti questi elementi infatti provocano una vasodilatazione dei capillari del viso che nei soggetti con rosacea portano ad effetti permanenti.
Da un punto di vista clinico, la rosacea è una patologia evolutiva che attraversa 4 stadi via via più gravi. Il 1° stadio o dei flush è caratterizzato da vasodilatazioni acute del viso, scatenate dai fattori sopracitati, di breve durata, con risoluzione completa.
Nel 2° stadio o rosacea teleangectasica si osserva invece un arrossamento permanente di tutto il viso e la presenza di capillari dilatati a livello del naso e delle guance. Il 3° stadio o rosacea papulo-pustolosa si caratterizza da un fondo eritematoso e teleangectasico diffuso su cui compaiono papule infiammatorie e pustole, localizzate prevalentemente sulle guance. Nel 4°stadio o del rinofima l’aspetto più tipico è la presenza di una tumefazione del naso, che appare grande, rosso e bitorzoluto.
La diagnosi è clinica. La terapia dipende dallo stadio della malattia. Per la rosacea in I e II stadio si preferisce una terapia locale. Per le forme in III e IV stadio alla terapia topica va associata una cura sistemica di tipo antibiotico. Il trattamento dell’eritrosi facciale e delle telangectasie si può effettuare con la laser-terapia.

DERMATITE ATOPICA







La dermatite atopica (D.A.) è una malattia ad etiopatogenesi multifattoriale che si contraddistingue, sul piano clinico, per lesioni eczematose intensamente pruriginose ad evoluzione cronico-recidivante, secchezza cutanea generalizzata ed ipersensibilità della pelle.
Rappresenta una delle più comuni malattie dell’età pediatrica con un’incidenza del 10% e solo nel 2% dei casi fa la sua comparsa nell’adolescenza ed in età adulta. I due sessi vengono colpiti con uguale frequenza.
La D.A. insorge su una forte base genetica e la familiarità per questa patologia o per altre malattie alergiche (asma, oculo-rinite) è positiva. Accanto alla reazione allergica specifica, nei pazienti affetti da D.A., è presente un difetto della superficie cutanea, che porta ad una riduzione della fisiologica funzione di barriera della stessa, rendendo più facile la penetrazione di allergeni, sostanze irritative, batteri. L’alterazione immunitaria su base genetica con predisposizione allo sviluppo di allergie assieme all’alterazione della barriera cutanea portano ad un’aggravamento della dermatite e creano un circolo vizioso complesso e che si automantiene. L’esposizione ad alcuni fattori ambientali (luoghi polversi, animali domestici, fumo), sudorazione, freddo o fattori psicologici (nervosismo, stress) possono scatenare e/o aggravare la dermatite.
Nei primi mesi di vita la D.A. si manifesta soprattutto sul cuoio capelluto e sul viso con chiazze eritematose con piccole vescicole molto pruriginose. Col passare dei mesi e degli anni le lesioni tendono a localizzarsi più spesso alle pieghe di gomiti e ginocchia, polsi, caviglie, collo ed estremità degli arti. Le lesioni sono inoltre più “secche” rispetto a quelle essudanti della prima infanzia e possono accompagnarsi ad ispessimento della pelle con fissurazioni dolorose. Il prurito è tuttavia sempre presente, in modo costante, e molto intenso, in ogni fase evolutiva ed ha un ruolo cruciale sulla qualità della vita, perché provoca il bisogno di grattarsi continuamente, causando irrequietezza, nervosismo, insonnia e depressione, fino a raggiungere, nei casi più gravi, situazioni in cui la persona affetta dalla malattia, si all’allontana dall’ambiente di lavoro e dalla vita sociale in generale.
Come accennato all’inizio, il decorso della D.A., sia nel bambino, sia nell’adulto, è caratterizzato da un andamento cronico-recidivante, che alterna fasi di miglioramento a fasi di peggioramento dei sintomi, in cui giocano un ruolo precipitante fattori psicologici, dietetici, infettivi ed ambientali. In una certa percentuale di casi inoltre, si può realizzare la cosidetta “marcia allergica” che consiste nella comparsa di nuove allergie ed all’interessamento di altri organi ed apparati, con commistione di dermatiti allergiche cutanee ed allergie respiratorie.
La diagnosi di D.A. si basa quasi esclusivamente sulla clinica ed i criteri più importanti sono il prurito, l’aspetto e la sede delle lesioni, l’andamento cronico-recidivante e la storia personale o familiare di atopia.
Data la natura allergica di questa dermatite, oltre alla valutazione clinica, si dovranno effettuare tutti i test allergologici.
La terapia è solo sintomatica, non è infatti possibile la guarigione definitiva, ed è incentrata sulla riduzione del prurito e del grattamento. E’ fondamentale che, accanto alle terapie mediche, vengano adottate tutte le misure igenico-ambientali e dietetiche per ridurre al minimo i fattori scatenanti.

PSORIASI


PSORIASI

La psoriasi è una frequente patologia infiammatoria della cute, ad andamento cronico-recidivante (con caratteristici miglioramenti estivi grazie al mare ed al sole e peggioramenti nella stagione invernale), con una forte base genetica.
La percentuale di individui affetti da questa malattia è stimata tra il 3-5%. Sono stati riscontrati due picchi di insorgenza, uno precoce (16-22 anni) ed uno tardivo (50-60 anni), l’età media di comparsa è intorno ai 30 anni, nei bambini è rara. La prevalenza nei due sessi è sovrapponibile.
La psoriasi è un’affezione a patogenesi multifattoriale. Le alterazioni genetiche, riscontrate nei pazienti psoriasici, sono alla base dell’alterazione del corretto funzionamento del sistema immunitario, tale per cui la psoriasi si potrebbe inserire tra le malattie autoimmuni su base genetica. La comparsa clinica della malattia è legata ad una serie di fattori scatenanti, sia esogeni che endogeni. Tra quelli esogeni ricordo: lo stress, i traumi, le infezioni, i farmaci (Betabloccanti, ACE-inibitori, FANS, antimalarici), il fumo e l’alcool. I fattori endogeni sono da ricollegare alle alterazioni genetiche ed alla loro trasmissione ereditaria.
Esistono numerose varianti cliniche della psoriasi ma quella di più comune riscontro è la psoriasi volgare o in placche. La psoriasi volgare si manifesta con chiazze eritemato-squamose, di forma rotondeggiante, talvolta pruriginose. Le sedi tipiche sono costituite dalla superficie esterna di gomiti e ginocchia, regione lombo-sacrale, cuoio capelluto, mani e piedi. L’estensione corporea e la durata della patologia sono estremamente variabili da paziente a paziente. La secchezza cutanea generalizzata è un sintomo comune a tutte le forme di psoriasi.
Le varianti cliniche della psoriasi volgare sono le seguenti: palmo-plantare, guttata (chiazze di piccola dimensione), delle pieghe (ascelle, pieghe sottomammarie, addominali ed inguinali), delle mucose genitali, ungueale, pustolosa palmo-plantare. Le varianti cliniche gravi sono rappresentate dalle seguenti forme: universale ed eritrodermica (con interessamento di gran parte della superficie corporea), pustolosa generalizzata, artropatica.
La diagnosi di psoriasi è prettamente clinica. Raramente, nei casi dubbi o nelle forme meno tipiche, è indicata la biopsia cutanea come conferma diagnostica.
La terapia è condizionata dall’estensione, dalla gravità e dalla localizzazione delle manifestazioni cutanee. La guarigione definitiva non è comunque possibile. Le forme lievi e moderate vengono trattate con terapie locali. La fototerapia nelle forme moderate può dare buoni risultati ma causare a lungo termine problemi di fotoinvecchiamento e soprattutto di cancerogenesi.
Per le forme gravi di psoriasi si ricorre a farmaci sistemici ad azione immuno-soppressiva ed, in casi selezionati, ai moderni farmaci biologici.

sabato 6 febbraio 2010

SOLE, CUTE E TUMORI CUTANEI

La luce del sole ha sempre significato per l’uomo sinonimo di benessere fisico, di culto e di adorazione. Ai nostri giorni il sole si è trasformato in un fenomeno di moda: una pelle abbronzata è considerata segno di salute, di benessere, di distinzione e prestigio sociale. Viene associata ad un’ immagine di successo, giovinezza e seduzione.
Il sole, se preso con moderazione e seguendo determinati accorgimenti, aiuta a stare bene e agisce favorevolmente sul tono dell’umore, rivelandosi un valido ed efficace antidepressivo naturale. Inoltre, l’esposizione solare stimola la produzione di vitamina D nella cute e contribuisce ad aumentare le difese immunitarie.
Tuttavia, un eccesso di sole può essere dannoso per la nostra salute con effetti immediati e soprattutto a lungo termine. La dose totale di radiazioni ultraviolette accumulata nel tempo è responsabile sia dell’invecchiamento della pelle (photoaging), sia di lesioni precancerose della pelle, le CHERATOSI ATTINICHE, che di veri e propri tumori cutanei: MELANOMA, BASALIOMA E CARCINOMA SPINOCELLULARE.

CARCINOMA BASOCELLULARE O BASALIOMA



Il basalioma è una neoplasia epiteliale maligna, che origina dalle cellule dello strato basale dell’epidermide, rarissimamente metastatizzante. E’ la neoplasia cutanea più comune nella razza bianca, quattro volte più frequente del carcinoma spinocellulare, rarissima nei neri, compare di solito dopo i 40 anni di età.
Tra i fattori predisponenti, i più importanti sono la fotoesposizione prolungata e cronica e le ustioni solari; altri fattori di rischio sono il fototipo chiaro, la familiarità, le radiazioni ionizzanti, ulcere croniche, traumi locali e terapie immunodepressive. A differenza del carcinoma spinocellulare, non vi sono condizioni premaligne.
La maggior parte dei basaliomi insorge al capo, collo, viso e tronco e non è raro diagnosticare più basaliomi contemporaneamente.
Clinicamente, l’aspetto classico del basalioma è quello di una papula o di un nodulo di colore rosato, raramente pigmentato, translucido, con superficie liscia, talvolta squamosa o ulcerata. Il basalioma che insorge sul viso è pericolosa perché può essere rapidamente ulcerativa ed infiltrante sin dai primi stadi (ulcus rodens). Oltre alla forma nodulare, si possono riscontrare due varianti cliniche: il tipo superficiale, che ha l’aspetto di una chiazza eritematosa, con bordo leggermente rilvato e parte centrale desquamante e atrofica, simile ad una chiazza di eczema o psoriasi, ed il tipo sclerodermiforme, che insorge quasi eslusivamente sul viso ed appare come una chiazza color avorio a margini indefiniti.
Il basalioma, per quanto sia definito maligno, è caratterizzato da un decorso lento e progressivo a livello cutaneo, praticamente benigno. Rappresenta una vera eccezione la crescita in profondità e lo sviluppo di metastasi.
La terapia d’elezione è l’escissione chirurgica ambulatoriale con successivo esame istologico.
Considerando dunque che il basalioma è un tumore a lenta crescita, che compare nelle zone del corpo fotoesposte e che può essere multiplo, la prevenzione basata su una corretta esposizione solare e su controlli periodici della propria pelle da parte di uno specialista, è basilare per una diagnosi precoce.

CARCINOMA SQUAMOCELLULARE


Il carcinoma spinocellulare, o squamocellulre, è un tumore maligno che deriva dai cheratinociti dell’epidermide ed è in grado, seppur raramente, di dare metastasi a distanza.
La sua frequenza è sicuramente sottostimata, essendo circa 8 volte più frequente del melanoma, il quale costituisce il quarto tumore più frequente nell’uomo.
I fattori di rischio principali sono: le radiazioni ultraviolette naturali (sole) e artificiali (lettini abbronzanti), il fototipo chiaro (pelle chiara, occhi azzurri, efelidi) e l’età medio-avanzata.
Altri fattori predisponenti sono di tipo ambientale, come fumo, catrame, petrolio, oli minerali, arsenico, radiazioni ionizzanti, e di tipo individuale, come le terapie immunosoppressive (es chemioterapia), radioterapia ed alcune malattie genetiche (albinismo). Vi sono inoltre alcune patologie cutanee preesistenti che predisongono allo sviluppo del carcinoma, come le ulcere croniche, la radiodermite, il lichen sclero-atrofico e le infezioni da parte di particolari ceppi di papilloma virus.
Nella maggioranza dei casi tuttavia, il carcinoma spinocellulare nasce su cute esposta sia ex novo sia soprattutto dalla degenrazione di una cheratosi attinica.
Clinicamente si manifesta come una lesione rilevata sulla superficie cutanea, di colore rosso-marrone, talvolta crostosa al tatto, che con il tempo diviene più larga, più rilevata, ulcerata e sanguinante. Ad ogni evoluzione visibile sulla superficie della pelle, corrisponde una crescità in profondità della neoplasia.
La terapia di prima scelta è l’asportazione chirurgica radicale del carcinoma, in ambito ambulatoriale. La lesione così asportata viene poi inviata all’istopatologo per l’esame istologico. Questo esame è fondamentale oltre che per la diagnosi di certezza della malattia, anche per sapere la profondità raggiunta dal tumore. Sarà questa l’informazione in base alla quale si potrà decidere se l’asportazione chirurgica è stata risolutiva (non vi sarà dunque necessità di fare altro) o se, viceversa, si dovrà effettuare un secondo interento di allargamento e lo studio radiologico dei linfonodi e di altri distretti corporei per escludere eventuali metastasi.
E’ doveroso sempre ricordare, da un punto di vista della prevenzione, soprattutto nei soggetti predisposti, l’importanza di una corretta esposizione solare e i controlli periodici della propria pelle da parte di uno specialista.

CHERATOSI ATTINICHE



CHERATOSI ATTINICHE

Le cheratosi attiniche consistono in un’ alterazione delle cellule dell’epidermide, causata dalla fotoesposizione cronica e quindi legata al danno cumulativo delle radiazioni solari sulla cute. Le cheratosi attiniche rappresentano la più comune precancerosi cutanea. Esse, infatti, pur essendo di per sé benigne, evolvono, in un tempo variabile, nel carcinoma maligno spinocellulare.
Più comuni in soggetti di pelle chiara e di età medio-avanzata, le cheratosi attiniche si manifestano sottoforma di lesioni circoscritte (1-2 mm di grandezza) caratterizzate inizialmente dalla comparsa di un’ area eritematosa con teleangectasie e successivamente dalla formazione di un’ ipercheratosi, cioè un ispessimento della pelle con formazione di una squama aderente, ben apprezzabile dalle dita con la sensazione di “granello di sabbia”, il cui tentativo di distacco determina un lieve sanguinamento. Le cheratosi attiniche si presentano di solito in elementi multipli contemporanei ed insorgono prevalentemente sul cuoio capelluto (in soggetti con calvizie), viso, padiglioni auricolari, dorso delle mani ed avambracci.
Quando la cheratosi attinica tende a rilevarsi sulla superficie cutanea, con comparsa di un bordo eritematoso o di un’erosione superficiale, si deve sospettare l’evoluzione verso un carcinoma spinocellulare.
Le cheratosi attiniche si curano facilmente con la crioterapia; se sono molto estese e numerose, si possono trattare con dei prodotti topici, come il Solaraze gel, a base di acido salicilico, o con la terapia fotodinamica.
E’ importante ricordare, da un punto di vista della prevenzione (in particolare nei soggetti predisposti con pelle chiara, occhi azzurri, efelidi), l’uso delle creme protettive ed una corretta esposizione solare.

sabato 30 gennaio 2010

NEVI E MELANOMA



NEVI E MELANOMA

Il melanoma è un tumore maligno della pelle che origina dai melanociti, che sono le cellule che producono la melanina, che formano i nevi e ci fanno abbronzare quando ci esponiamo al sole. I melanociti si trovano infatti non solo nei nevi ma su tutta la pelle. Questo fatto è molto importante per sapere che il melanoma può si derivare dalla trasformazione maligna di un nevo pre-esistente ma, spesso, nasce ex novo su cute sana, cioè su un tratto di pelle dove prima non c’erano nevi.
Si tratta di un tumore con un alta incidenza, rappresenta infatti il 4° tumore più frequente sia nell’uomo che nella donna. L’età media di insorgenza è 50 anni, senza differenza tra maschi e femmine.
Le cause del melanoma non sono a tutt’oggi completamente note ma sono stati identificati alcuni geni implicati nella sua genesi.
Si conoscono meglio i fattori di rischio che vengono suddivisi in endogeni ed esogeni. Quelli endogeni sono dati dalla familiarità e pertanto connessi alle modificazioni genetiche. La conseguenza di ciò è che, se una persona ha avuto un melanoma o ha dei parenti di primo grado (genitori, fratelli, figli) con un pregresso melanoma, il rischio che ha di sviluppare a sua volta un melanoma è molto più alto, circa il 10% in più, rispetto a chi non ha familiarità. Tra i fattori di rischio esogeni quelli più importanti sono il fototipo della pelle (ossia la carnagione), l’esposizione solare ed il numero di nei. Chi ha un fototipo chiaro, capelli biondi e occhi azzurri, è meno protetto dalle radiazioni solari e quindi più a rischio. Il melanoma, ad esempio, è più frequente al Nord Italia che al Sud, dove le persone hanno una carnagione più scura. Nei neri è un tumore rarissimo che insorge solo sul palmo delle mani e sulle piante dei piedi. Per quanto riguarda l’esposizione solare sono un importante fattore di rischio le scottature solari, ancor più se prese nell’infanzia ed in età giovane adulta. Inoltre, bisogna sottolineare che, quando si parla di esposizione solare, in realtà si fa riferimento alle radiazioni ultraviolette UVA e UVB in generale, quindi oltre al sole, vanno presi in considerazione anche i famigerati lettini abbronzanti che emettono raggi UVA (più pericolosi degli UVB) ad alta intensità, provocando un irraggiamento acuto in pochi minuti. I lettini solari sono dunque decisamente sconsigliati. L’ultimo fattore di rischio è costituito dall’alto numero di nei (più di 100) e dai nei congeniti di grandi dimensioni (più di 20cm).
Da un punto di vista clinico, il melanoma è spesso indicato come il grande simulatore perchè l’aspetto con cui si presenta è molto vario e può assomigliare a tante altre lesioni della pelle, alcune delle quali assolutamente innocue. Ci sono casi in cui sembra una cheratosi seborroica, che altro non è che un isspessimento della pelle di pochi mm che si toglie solo per bellezza. Altre volte ha un colore chiaro rosato o rossastro e può essere confuso con un neo dermico o un agioma che è un groviglio di capillari che in genere si toglie col laser solo per motivi estetici. Questi sono i casi diagnostici più difficili e fortunatamente meno frequenti. L’aspetto più classico del melanoma è quello di una “macchia” scura che con il passare del tempo diventa più grande in superficie, più irregolare per forma, colore e dimensioni, poi più spesso e ulcerato. Il melanoma non da quasi mai sintomi, raramente causa prurito, e questo fa si che sia molto difficile accorgersene in fase iniziale.
Esistono dei sistemi di prevenzione che hanno lo scopo sia di ridurre i fattori di rischio sia di riuscire a riconoscerlo precocemente. Avendo presente i fattori di rischio, le persone che hanno avuto un melanoma o un familiare affetto da melanoma, devono effettuare delle visite complete di tutta la pelle almeno 1 volta all’anno. Quando ci si espone al sole vanno evitate le ore più calde della giornata, dalle 12 alle 3 del pomeriggio, e nelle altre ore bisogna comunque sempre proteggersi con creme foto protettrici, cappelli o magliette per evitare le scottature. Sono utili anche gli integratori solari perchè aumentano la capacità di difesa della pelle verso il sole. L’idea diffusa che fare qualche lettino abbronzante aiuti a preparare la pelle prima delle vacanze è sbagliata. La cosa migliore da fare è quella di esporsi in modo graduale, prima per poche ore, evitando quelle di punta! E’importante infine che la persona guardi periodicamente la propria pelle affinchè possa notare un eventuale cambiamento di un nevo o la comparsa di qualcosa di nuovo. A questo scopo è stata formulata una semplice regola per l’autovalutazione, detta dell “ABCDE”, dove A sta per assimetria, B per bordi, C per colore, D per dimensioni ed E per evoluzione. Quindi si può dire che se un nevo o una macchia è irregolare e/o tende a modificare il proprio aspetto deve far scattare un campanello d’allarme.
La visita dermatologica completa della pelle, per chi non presenta fattori di rischio, andrebbe fatta ogni 2 anni circa. Gli strumenti diagnostici a disposizione del dermatologo per l’esame dei nevi sono solo clinici; non esistono infatti indagini di laboratorio o radiologiche che permettano la diagnosi del melanoma. La visita dei nevi viene effettuata con il dermatoscopio manuale e, per eventuali nevi che mostrino un’irregolarità, si utilizza il videodermatoscopio. Quest’ultimo è un nuovo sistema tecnologico computerizzato in cui un complesso sistema di lenti e luci sono connessi ad un software. Il manipolo, sul quale è presente la lente, viene poggiato sulla lesione da esaminare e ne rimanda istantaneamente l’immagine sul monitor. L’immagine che ci appare non solo è ingrandita ma evidenzia aspetti anatomici della lesione che si trovano più in profondità rispetto alla superficie cutanea, che ad occhio nudo non sarebbero altrimenti visibili, dando al dermatologo la possibilità di un’analisi approfondita delle caratteristiche della lesione che vanno ricercate per distinguere tra lesioni benigne e non. Questa immagine, inoltre, viene salvata in forma di archivio elettronico e quindi permette di fare un confronto reale della lesione a distanza di alcuni mesi, per individuare eventuali minimi cambiamenti.
Nel caso ci si trovi di fronte ad una lesione dubbia o sospetta, quest’ultima può inizialmente essere tenuta sotto controllo confrontando le immagini acquisite col videodermatoscopio ma, in seguito, se il sospetto permane, la lesione deve essere asportata chirurgicamente, con un semplice intervento ambulatoriale, in anestesia locale, e la lesione inviata ad uno specialista istopatologo, che ci fornirà l’analisi istologica e la risposta definitiva.
Una lesione sospetta che viene asportata e analizzata potrà risultare benigna (ci sono infatti dei nei che sono irregolari per forma o colore ma non per questo maligni, o essere una di quelle lesioni a cui il melanoma può assomigliare come la cheratosi seborroica); in altri casi si potrà avere come risposta quella di “nevo displastico”, ossia un nevo in cui i melanociti hanno iniziato a modificarsi ma non sono ancora degenerati in un tumore maligno vero e proprio, una sorta di precancerosi, che una volta asportata non necessita di altri interventi o indagini radiologiche. Nel caso in cui la risposta sia melanoma, deve essere valutata la sua profondità nella cute, per decidere l’iter terapeutico successivo. Se il melanoma è ancora superficiale è sufficiente fare un secondo intervento di allargamento preventivo e nessun altro accertamento. Se invece ha già raggiunto la parte più profonda della cute, oltre al secondo intervento, andranno effettuate tutte le indagini radiologiche necessarie alla identificazione di eventuali metastasi.
E’ importante sapere, come già osservato in precedenza, che in caso di diagnosi di nevo displastico o di melanoma, il paziente dovrà effettuare la visita dei nevi almeno 1 volta all’anno o più spesso nel caso in cui il melanoma sia più profondo.
In conclusione, è importante ribadire che , essendo il melanoma un tumore maligno grave , non deve essere sottovalutato e, di conseguenza, è consigliabile effettuare le visite periodiche dei nevi per avere la possibilità di fare una diagnosi precoce.

venerdì 8 gennaio 2010

PEELING

Il peeling superficiale è un trattamento che consiste nell'applicazione su viso e mani di specifiche sostanze acide (glicolico, salicilico) che rimuovono lo strato più superficiale della pelle, stimolando al contempo una rigenerazione più o meno intensa. E' efficace per migliorare l’aspetto di tutti i tipi di pelle. La rende infatti più liscia, levigata ed omogenea, eliminando le sue imperfezioni (punti neri, pelle spessa, pelle grassa, pori dilatati). Ha un moderato effetto schiarente sulle macchie ed infine ha una buona azione nella guarigione dell’acne. E' un trattamento semplice da effettuare e molto tranquillo per i pazienti.